Le cascine inurbate nel sud milanese

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

Nello scorso articolo abbiamo esaminato ciò che rimane del borgo di Morivione, e in questo articolo, che chiude il nostro itinerario, ripartiamo proprio da qui per andare a visitare alcune cascine inurbate. Con questo termine intendo edifici rurali, ormai circondati da edifici abitativi o industriali, che si sono conservati nelle loro fattezze ma hanno cambiato destinazione d’uso. Percorse allora le vie Corrado II il Salico, Morivione e Rutilia, giungiamo all’incrocio di quest’ultima con via Ripamonti.
Dopo aver girato a sinistra, pochi metri avanti sulla destra si diparte una stradina, che costeggia il corso della Vettabbia: sulla destra dopo pochi metri appare allora l’edificio di un mulino, attualmente adibito a Studio d’Architettura.
Si tratta del “Mulino Vettabbia Destra”, risalente probabilmente al XVII secolo. Ha una torretta sulla cima e sulla sua facciata, ove si trova un portone ad arco, è visibile tuttora una targa che indica la sua appartenenza amministrativa all'VIII Mandamento, comparto di Porta Romana, nel comune dei Corpi Santi; poco prima del mulino, la Vettabbia si biforcava per andare ad alimentare col ramo destro la ruota a pale (da cui il nome "Vettabbia destra") salvo poi ricongiungersi subito dopo.
Ritornati su via Ripamonti, percorriamola fino a superare l’incrocio con viale Isonzo, indi voltiamo a destra in via Soave: superato lo slargo dovuto all’intersezione con via Palladio, sulla sinistra si trova un’azienda di impianti idraulici e di riscaldamento nel cui cortile sono ancora visibili i resti della Cascina Altaguardia, il cui toponimo, secondo Ottone Brentani, è di origine romana e indica un posto di guardia rialzato sull'argine di un canale; la cascina compare già sulla seicentesca mappa del Claricio.
Spostandoci ora in piazza Trento, noteremo un edificio residenziale alto tredici piani, sito tra le vie Crema e Adige. Si tratta dell’ex Mulino Besozzi Marzoli, che ospitava al suo interno, oltre al mulino, magazzini, uffici, officina, garage, deposito benzina, spogliatoi per operai e il silos (ora parcheggio a tredici piani). Lo stabilimento, uno dei più moderni e tecnologici dell’Italia di allora, venne costruito e avviato, in meno di due anni, subito dopo la costituzione, il 1° giugno 1911, della Molini Besozzi Marzoli Società Anonima in Milano.
Proseguendo allora sul viale Isonzo, giunti all’angolo con via Mantova incontriamo un noto albergo. Ebbene, l’edificio è quello che ospitava il Mulino Verga, dotato di due torri prospicienti su via Mantova e risalente al 1920, e che è stato recentemente ristrutturato mantenendo le antiche dimensioni. Quando l’azienda era attiva, il treno attraversava viale Isonzo per entrarvi da quello che è ora l’ingresso principale dell’albergo, ed un addetto con la bandiera rossa fermava il traffico; rotaie analoghe conducevano dallo Scalo Romana al Mulino di piazza Trento precedentemente menzionato.
Svoltando infine in via Passo Buole, nel cortile del civico 4, recentemente restaurato dal meccanico che vi ha l’officina, si trovano i resti della cascina Trinchera, che sorgeva sul controviale del Corso Lodi, e che dava il nome ad un tratto di via Passo Buole, quando questa era un sentiero che si muoveva parallelo al lato pari, per poi piegare nel vicoletto sterrato tuttora in essere, seguendo il percorso di una roggia ora coperta; al civico 5/3 sorgeva nel dopoguerra una trattoria con vendita di “vini, olii e liquori” (come riportava un’insegna verniciata sopra la porta, persa quando la facciata venne ridipinta).
Termina così il nostro viaggio nelle cascine di zona, testimonianze di un passato non lontano eppure non sempre facile da ritrovare.